Così è STATO..

 
Nella giornata di sabato scorso, 14 luglio, una cinquantina di attivisti del centro sociale Magazzino 47 e di altre realtà antifasciste, hanno dato vita nelle vie del centro storico di Brescia ad un'iniziativa politica coordinata a livello nazionale con molte altre città: un presidio itinerante e
comunicativo volto a denunciare il peggioramento della condizione della
democrazia avvenuto negli ultimi anni in Italia, con l'inasprimento delle pratiche repressive delle forze dell'ordine e il moltiplicarsi delle aggressioni di stampo neofascista.
 

 
Verso mezzogiorno abbiamo anche iniziato a disegnare un murales sulla parete
esterna di una caserma dismessa, all'angolo tra via dei Mille e via Brigata Meccanizzata Brescia.
Un murales dedicato a nostri compagni, a persone che in questi anni sono state uccise dai fascisti (Davide Cesare a Milano nel
2003 e Renato Biagetti a Ostia nel 2006) o dalle forze dell'ordine (Carlo Giuliani a Genova nel 2001 e Federico Aldrovandi a Ferrara nel 2005).
Insieme ad alcuni disegni sono state scritte le seguenti frasi: "sappiamo chi è Stato – nessuno spazio ai fascisti – contro la repressione – per le lotte e i diritti sociali – antifascisti sempre". Verso le 15 il murales era completato ed era visibile da chiunque passasse in quella zona della città.
Ma solo tre ore dopo, alle 18, con una solerzia degna di miglior causa e che mai abbiamo potuto rilevare per le scritte neofasciste sui muri di Brescia, alcuni operai inviati dai responsabili dell'Amministrazione comunale eranogià sul posto ed hannoprovveduto a ridipingere la parete esclusivamente nella parte dove appariva il murales.

 
La scelta del Comune di cancellare con tanta rapidità il murales è un atto di arroganza politica odioso e insopportabile, compiuto nel nome di un'idea di legalità e decoro urbano che mira ad escludere ogni espressione considerata anomala. Il richiamo dal basso all'antifascismo e alle pratiche di democrazia contro la repressione sono messaggi da cancellare, non ammissibili, per istituzioni che somigliano sempre più a una casta di privilegiati preoccupata solo di stendere sulle contraddizioni, sui conflitti e sull'esclusione sociale che segnano anche la realtà di Brescia,l'immagine falsa di una città pacificata e opulenta, che all'ingresso del suo centro storico accoglie abitanti e frequentatori con grandi cartelloni
ufficiali con scritto "benvenuti nel centro dello slow shopping".
E' questa casta istituzionale a definire fascismo e antifascismo opposti estremismi da superare con un'improponibile "pacificazione", a lasciare per mesi sui muri della città scritte come "piazza loggia: un altro botto"
(firmata con una svastica), oppure ad assegnare sale pubbliche per conferenze tenute da imputati della strage del 28 maggio 1974, come Cesare Ferri.
Cancellando un murales vorrebbero riuscire a rendere invisibili coloro che lo creano: sono degli illusi sempre più lontani dal mondo reale.
L'antifascismo non si cancella.
 
centro sociale "Magazzino 47"
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